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La Szent Istvan mentre affonda |
La notte tra il 9 e 10 giugno 1918 parte dell'imperial-regia flotta da guerra austro-ungarica uscì dal porto di Pola con l'intenzione di ingaggiare battaglia con la squadra italiana nel basso adriatico. Fino a quel momento le grandi navi da guerra erano rimaste ancorate nei rispettivi porti (Pola e Taranto), lasciando il campo a naviglio di più piccole dimensioni (incrociatori leggeri e torpediniere) che meglio si adattava ad un mare stretto e poco profondo come l'Adriatico. La squadra austriaca era guidata da due moderne e potenti corazzate, la
Tegetthoff (in omaggio all'ammiraglio che sconfisse gli italiani a Lissa nel 1866) e
la Szent Istvan (Santo Stefano), scortate da più di una ventina di navi di minore tonnellaggio. Intorno alle 3:15 del 10 giugno due Mas italiani (motoscafi d'altura armati con una coppia di siluri) guidati dal capitano di corvetta Luigi Rizzo, incrociarono le navi austriache nei pressi di Premuda, isola situata nei dintorni della città dalmata di Zara. L'attenzione di Rizzo fu attirata da dense volute di fumo nero che si stagliavano all'orizzonte: le corazzate, infatti, stavano procedendo con i motori al massimo e le caldaie, continuamente alimentate dai fuochisti, bruciavano grandi quantità di carbone. Protetti dalle ultime tenebre, i Mas si diressero verso il nemico: le veloci imbarcazioni riuscirono a penetrare le maglie delle navi di scorta, giungendo a tiro delle corazzate. Rizzo puntò sulla
Szent Istvan, mentre il secondo Mas guidato dal guardiamarina Aonzo si diresse contro la
Tegetthoff. La
Szent Istvan fu colpita in pieno da due siluri, quelli lanciati contro la
Tegetthoff, invece, non andarono a segno. Rabbiosa fu la reazione delle navi di scorta, ma i due motoscafi, grazie alla loro velocità, riuscirono a sganciarsi e a far ritorno ad Ancona donde erano partiti. I Mas rientrarono in porto issando la "bandiera grande" (un tricolore di grandi dimensioni) per segnalare il felice esito della missione. Per tutta risposta il naviglio all'ancora in porto li salutò con fischi e sirene. Intanto la
Szent Istvan, colpita a morte e ormai ingovernabile (uno dei siluri aveva praticamente distrutto la sala macchine), iniziò ad imbarcare acqua e ad inclinarsi su un fianco. La nave affondò alle ore 6:00 del mattino, portando con sé 80 dei 1000 uomini componenti l'equipaggio. Le drammatiche fasi dell'affondamento furono filmate con una cinepresa da un operatore che si trovava sulla corazzata gemella
Tegetthoff. Quella di Premuda fu, probabilmente, la più brillante operazione della Marina Militare Italiana (allora denominata Regia Marina) che celebra la propria festa il 10 giugno in ricordo di quell'audace impresa.
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